Il disordine è l’antitesi del metodo
“Un metodo è sempre limitato alla ristrettezza delle sue vedute” afferma Federico Sirna, che secondo me in Italia è il miglior teorico dell’allenamento con i sovraccarichi (eccezionale anche nella pratica) appartenente a questa generazione.
Il limite del metodo è il metodo stesso.
Alla base della programmazione troviamo la metodologia.
Il susseguirsi dei programmi di allenamento nel tempo, consentono ai loro ideatori di individuare le combinazioni di stimoli più efficaci per raggiungere l’obiettivo.
Attraverso questi avvenimenti hanno origine i metodi, ma la metodologia non può e non dev’essere confusa con il singolo metodo, poiché la metodologia va oltre.
Sono i metodi che derivano dalla comprensione della metodologia e non viceversa.
Più che di Metodo Coniugato, argomento che ho trattato probabilmente qualche volta di troppo, in questo articolo spiegerò come la coniugazione di uno stimolo che agisce sempre sulle stesse strutture, ma provocato da un sollevamento differente, possa generare trasferimento di forza/efficienza sull’alzata di gara, sostituendola per l’intero periodo della programmazione.
COME E PERCHÉ INSERIRE UN ELEMENTO CONIUGATO
Bisogna padroneggiare bene qualsiasi tipologia di schema motorio e non avere squilibri netti di forza tra le catene cinetiche per trarre giovamento da sollevamenti diversi da quelli eseguiti in pedana.
Ad esempio se una semplice modifica della larghezza della presa nella distensione su panca provoca un decadimento della prestazione, significa che gli elementi coniuganti (in questo caso varianti della distensione su panca) non possono mai sostituire direttamente l’alzata di gara all’interno della programmazione, ma assumono piuttosto un ruolo di supporto indiretto, rafforzando in questo caso esempio, gli anelli deboli delle catena di spinta.
Nel caso in cui una variante dell’alzata di gara che agisce sulle stesse catene cinetiche/gruppi muscolari risulta più comoda anche se meccanicamente svantaggiosa, può fungere da elemento coniugato diretto sostituendosi al sollevamento che viene effettuato in pedana.
SI PUÒ INSERIRE UN ELEMENTO CONIUGATO IN QUALSIASI MODELLO DI PROGRAMMAZIONE (METODO)
L’utilizzo diretto di elementi coniuganti è una delle centinaia di componenti della metodologia dell’allenamento. Basta questo per comprendere che non ha senso trasformare una singola componente in metodo.
Questa non è una critica ai sistemi di allenamento che tanto ho elogiato in passato. In quel caso la parola metodo è soltanto un’etichetta commerciale.
Quel metodo, quei metodi, sono tutti figli della stessa metodologia e sono stati strutturati tenendone oculatamente conto e variano su base soggettiva, oggettiva, specialistica ed evolutiva.
Nel mio caso e nel caso di alcuni atleti (solo alcuni per il momento) con cui sto adoperando questo sistema, partendo da una base metodologica di una programmazione x, la coniugazione di elementi y sta dando risultati tangibili in pedana.
L’introduzione di alcuni elementi coniuganti anche nei programmi più ortodossi è molto consueto.
Tuttavia rimane possibile, anche se raro, sviluppare programmazioni che prevedono solo ed esclusivamente l’utilizzo di sollevamenti “puri”, che per intenderci sono i sollevamenti eseguiti esattamente come in gara, senza cambiare una virgola.
Allo stesso modo è molto raro che per tutta la durata della programmazione, i sollevamenti puri vengano sostituiti da elementi coniuganti, ma è proprio quello che nell’ultima stagione agonistica, ha garantito per me e qualche altro eccellenti risultati.
VARIANTE NON VARIANTE
Sia lo stacco in modalità regolare, che sumo, sono sollevamenti concessi in gara. Gli allenatori cercano di individuare la modalità più idonea per far rendere al meglio gli atleti in questo sollevamento, basandosi sulle caratteristiche strutturali individuali.
Chi possiede una predominanza nella gestione dell’alzata attraverso la catena cinetica posteriore si esprime al massimo con la modalità regolare.
Chi è dotato di buona elasticità muscolare a livello degli adduttori in combinazione con ottima mobilità a livello dell’anca, si esprime al meglio con lo stile sumo.
Oltre alla predisposizione strutturale un altro aspetto fondamentale per la scelta della modalità di stacco dipende dalla padronanza dello schema motorio.
Più l’atleta è capace di eseguire i sollevamenti, più è efficiente e più sarà in grado di sostituire l’alzata di gara con un elemento coniugato.
Nel mio caso specifico, essendomi allenato per altri obiettivi da dicembre 2020 fino a giugno 2021, ho smesso completamente di eseguire lo stacco sumo, modalità con cui sollevo più carico e quindi che porto in pedana.
Ho allenato parecchio lo stacco a gambe semi-tese sia con bilanciere che con manubri, ovviamente con carichi molto più bassi rispetto a quelli con cui posso allenare lo stacco sumo o la modalità regolare.
Ad aprile ho inserito una volta a settimana la variante regolare dai blocchi di 10 centimetri, ma per pochissime serie e sempre con numeri di ripetizioni tali da non consentirmi di caricare il bilanciere con la quantità di chilogrammi sufficienti ad allenare l’alzata, essendo che l’obiettivo era un altro.
Insomma, ho mantenuto oleata la catena cinetica ed allo stesso tempo ho mandato in ferie il sistema nervoso e ciò nonostante, la prestazione è salita.
Nella fase finale del mese di maggio, quando la mia percentuale di grasso corporeo era ridotta ai minimi termini,
lontano almeno venti giorni dall’ultima serie di stacco dai blocchi, ho eseguito tre ripetizioni di stacco da terra in modalità regolare con 240 kg.
Non avrei potuto eseguire una quarta ripetizione.
Dopo quella prestazione ho disputato due gare di bodybuilding in due settimane, quindi lo stacco da terra non faceva parte dei miei pensieri, anzi, credo che non sarei stato nemmeno in grado di pensare di pensarlo.
A distanza di una settimana dall’ultima gara ho disputato la gara di stacco da terra al Campionato Italiano di powerlifting WPC battendo un record personale di 2,5 kg.
Poi per 5 settimane ho seguito la programmazione in vista del Campionato Italiano di stacco da terra WPC (1 agosto), dove ho stabilito un altro record personale, aggiungendo 2,5 kg a quello precedente.
Dopo 6 settimane ero pronto ad aggiungere altri 2,5 kg al mio record ai Campionati del Mediterraneo, ma ho gareggiato in condizioni fisiche pessime, quindi ho chiuso con 5 kg in meno rispetto alla precedente.
Per concludere in bellezza, ai Campionati Mondiali WPC in Portogallo, disputati due mesi più tardi, in gara completa, ho aggiunto altri 5 kg alla mia miglior prestazione di sempre risalente al primo agosto.
CONCLUSIONI
Tutto questo allenando la modalità di stacco da terra regolare, con percentuali di carico calcolate su un massimale di 250 kg. Il mio record in Portogallo nella versione sumo è stato di 282,5 kg.
Ho inserito un elemento coniugato in una programmazione lineare o meglio, ho richiesto a chi si è occupato della mia programmazione, il Colonnello Franco Sala, di strutturarla sulla modalità regolare e non su quella sumo.
Ha funzionato per svariati motivi che cito in ordine casuale, poiché non saprei attribuire maggiore importanza ad uno piuttosto che ad un altro.
Il primo motivo è che ad un certo livello di saturazione del potenziale soggettivo, insistere sempre sullo stesso schema motorio provoca depressione del sistema nervoso centrale, causando un decadimento di tutta la cascata di fenomeni che generano la contrazione muscolare.
Un altro motivo è che un’alzata come lo stacco sumo, essendo poco fisiologica persino per i più flessibili degli adduttori e per le anche più mobili, diviene meccanicamente logorante, generando tutto un susseguirsi di fastidi che pregiudicano la prestazione ottimale.
L’altro motivo è la spiegazione del primo. Anche se il logorio meccanico non provoca veri e propri danni alle strutture coinvolte, può innestarsi un meccanismo di imput negativi che trascritti in segnali di pericolo, possono indurre il sistema nervoso ad inibire la contrazione muscolare.
In questo caso, padroneggiando al meglio la variante regolare, che agisce massivamente sulle stesse catene cinetiche e che ancora meglio, limita il logorio su alcune strutture più delicate ed al tempo stesso ne coinvolge altre più robuste, può fare la differenza…
Di Scilipoti Nino