Siamo convinti di sapere quanto cibo dobbiamo consumare in base al calcolo del metabolismo basale ed alle chilocalorie consumate con l’allenamento e l’attività lavorativa.
Esistono equazioni che tengono conto di peso, età, sesso e coefficienti in base alla tipologia di attività lavorativa svolta ed all’intensità dell’allenamento praticato.
Deficit calorici calcolati al dettaglio, riducendo le calorie gradualmente per “risparmiare” la massa magra, surplus minimi per non “sporcarsi” reset metabolici, carico scarico dei carboidrati, meno grassi, più proteine, ecc…
Tralasciando la questione che i calcoli fatti su carta o peggio ancora tramite apposite applicazioni, risultano molto approssimativi e quindi il deficit minimo potrebbe in realtà essere un surplus e viceversa, non dobbiamo dimenticare che il nostro organismo ricerca l’omeostasi, contrastando l’impatto aggressivo delle nostre scelte legate alla dieta scatenando cascate di neurotrasmettitori, ormoni ed enzimi atti a ristabilire l’equilibrio.
Come fare allora a calcolare con esattezza quanto e cosa mangiare per crescere e ridurre il grasso corporeo diventando più forti?
Semplice; non bisogna farlo per forza, o meglio, non è possibile farlo!
È TUTTA UNA QUESTIONE DI BIOENERGETICA
I processi metabolici, come tutte le reazioni chimiche, consistono nella trasformazione di reagenti (tutto ciò che introduciamo dall’esterno compreso ossigeno e acqua), in prodotti (tutto ciò di cui siamo composti).
Da queste reazioni si producono composti di scarto (feci, urine e anidride carbonica).
L’equilibrio energetico consiste nel mantenimento della quantità della massa dei composti dopo le reazioni, cioè se mangio un determinato quantitativo di cibo (reagenti) dovranno risultare dal suo metabolismo (prodotti) la stessa quantità di composti, ma trasformati in acidi grassi e trigliceridi, glucosio e glicogeno, amminoacidi e proteine, enzimi, coenzimi nucleotidi, acidi nucleici, anidride carbonica acqua ecc…
Se dopo la reazione l’energia dei prodotti è inferiore a quella dei reagenti, significa che parte dell’energia è stata dispersa (reazione esoergonica), se invece l’energia dei prodotti dopo la reazione è superiore, significa che per farla avvenire è stata richiesta energia ulteriore proveniente dall’esterno (reazione endoergonica).
L’energia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma seguendo la legge della conservazione della massa.
L’organismo umano, come quello di tanti altri animali, conserva l’energia sotto forma di ATP.
Un esempio di reazione endoergonica è il metabolismo del glucosio, degli acidi grassi e degli amminoacidi, che consegnano energia per trasformarla e conservarla sotto forma di ATP.
Molta energia è richiesta per sintetizzare l’ATP, ma altrettanta energia è recuperata dalla rottura dei suoi legami.
Tutti i processi di biosintesi dei composti organici, come la sintesi delle proteine, dei lipidi e del glucosio, sono esempi di reazione esoergonica, quindi vengono impiegati substrati per sintetizzare substrati, con dispersione di energia.
Dagli alimenti l’organismo ricava i substrati energetici da cui originano le tappe metaboliche che consentono l’equilibrio del sistema.
In assenza di alimenti o in carenza, i substrati vengono comunque ottenuti da fenomeni catabolici, perché è necessario per l’organismo mantenere lo stato energetico in equilibrio.
Nonostante la capacità dei nostri muscoli di ottenere ATP in condizioni anaerobiche, questa via risulta altamente limitante per quantità totale ottenuta e tempo a disposizione per rigenerarlo. Per questo motivo la via più produttiva ed illimitata è quella aerobica.
Tutto ciò che riguarda il metabolismo dei nutrienti ha a che fare con i mitocondri, organuli presenti nelle cellule, da cui dipende la produzione energetica trasformando ossigeno e substrati per sintetizzare ATP.
Il cibo una volta digerito e scomposto in componenti più elementari, entra nel ciclo di Krebs, che ha sede nella nella matrice mitocondriale. Dal ciclo di Krebs sono prodotti i nucleotidi che trasportano gli di elettroni attivando la catena respiratoria per la sintesi dell’ATP.
Questo processo avviene nello spazio intermembrana del mitocondrio (spazio tra la matrice e la membrana esterna).
Dalla glicolisi, dalla β-ossidazione e dagli amminoacidi glucogenici, viene prodotto l’acetilCoA, che avvia il ciclo di Krebs reagendo con l’ossalacetato.
La gluconeogenesi produce degli intermedi come l’ossalacetato, che entrano nel ciclo di Krebs al posto dell’acetilCoA.
Quando vi è un eccesso di acidi grassi in circolo l’acetilCoA prodotto non può entrare tutto nel ciclo di Krebs e viene convertito in corpi chetonici nella matrice mitocondriale del fegato.
I corpi chetonici si trasferiscono nei tessuti extra-epatici attraverso il torrente ematico. In questi tessuti si riconvertono i acetilCoA che a questo punto entra nel ciclo di Krebs.
CONCLUSIONI
Appurato che tutto ciò che ingurgitiamo fa da precursore per la sintesi di acetilCoA, verrebbe da pensare che mangiare abbastanza sia sufficiente per crescere e diventare più forti e limitando la quantità di cibo si possa dimagrire e che questo possa essere fatto senza badare troppo alla tipologia di alimenti scelti.
Tuttavia non è così.
Dai carboidrati e dai lipidi otteniamo carbonio, idrogeno e ossigeno, ma l’azoto si trova solo nelle proteine.
Le piante per vivere, sintetizzano tutti i nutrienti dalla reazione dell’acqua con i raggi solari e assorbono azoto dal terreno.
Le leguminose riescono anche ad assorbire l’azoto presente nell’aria, fissandolo nel terreno in modo da metterlo a disposizione per altre specie vegetali.
Se piantiamo i piedi in terra purtroppo non assorbiamo l’azoto presente al suo interno, quindi dobbiamo per forza assumere cibi contenenti amminoacidi.
Come ben sappiamo le proteine vegetali hanno carenza in alcuni amminoacidi, che sono indispensabili per tantissime reazioni biochimiche al di là della sintesi proteica. Per questo è necessario assumere proteine nobili.
La sintesi proteica però ha un costo, poiché per ogni amminoacido richiamato nel nucleo è necessaria l’energia liberata da una molecola di ATP, quindi assumere centinaia di grammi di proteine al giorno è insensato.
I carboidrati danno energia e stimolano il rilascio dell’anabolica insulina, ma mangiandone troppi si accumula grasso, in quanto la maggior parte dell’acetilCoA utilizzato per la biosintesi dei lipidi deriva dalla glicolisi.
Essendo che l’acetilCoA deriva anche dal metabolismo degli acidi grassi e che la quantità ottenuta permette di sintetizzare più ATP rispetto al glucosio, quella di sostituire i carboidrati con i grassi potrebbe rappresentare una soluzione, ma i grassi apportano più del doppio delle chilocalorie rispetto agli altri due macronutrienti.
La soluzione può essere assumere un introito proteico sufficiente per stimolare la sintesi proteica e la crescita muscolare come risposta adattativa all’allenamento.
Il tutto ricavando l’ATP necessario dalla β-ossidazione dei trigliceridi accumulati sotto forma di grasso corporeo ottenendo definizione ed alimentando gli allenamenti con il giusto quantitativo di glucidi e di lipidi che supportino la richiesta energetica senza riserva alcuna.
Questo è un tentativo di ricerca dell’omeostasi, ma nel bodybuilding l’omeostasi in qualche modo va rotta.
Ciò che si ricerca è una corporatura costituita da una muscolatura “eccessiva” accompagnata da una percentuale di grasso non fisiologica.
Proprio per questo motivo deficit e surplus calorici minimi risultano insufficienti per garantire il risultato estremo che tutti ricercano.
L’organismo ricerca equilibrio, ma lo spirito non è un sistema biologico…
Di Scilipoti Nino